“Polemos è padre di tutte le cose”. Per Eraclito il mondo esiste solo se c’è il Conflitto.
E se anche i rapporti interpersonali, quelli più veri e autentici, si rinforzassero grazie a questa dinamica? E se l’attivazione di questa dinamica garantisse il raggiungimento della Felicità nelle relazioni?
La maggior parte delle persone vede il Conflitto come una situazione negativa da evitare, e fatica a coglierne le opportunità e le potenzialità.
Il Conflitto, se ben gestito, è una potente opportunità di crescita: attraverso una divergenza generiamo fiducia e nutriamo la relazione.
Chiave per una buona gestione è smettere di considerare lo scontro come una guerra e cominciare a vedere l’altro come un partner portatore di una possibile complementarietà per la risoluzione di un problema.
Quando le persone entrano in un conflitto manifestano il loro bisogno di relazione: affermano che esistono e che sono portatrici di desideri e punti di vista. Gestire il conflitto diventa quindi un modo per affermare la propria esistenza e che i propri desideri e punti di vista sono legittimi tanto quanto quelli del proprio interlocutore; i toni della discussione sono tanto più accessi quanto maggiore è l’importanza attribuita alle proprie idee o quanto più l’interlocutore non riconosce il bisogno che viene affermato.
Ignorare il conflitto equivale a negare l’esistenza dell’altro. Significa dire all’altro tu non vali per me. Questa è la via per l’infelicità!
Per rendere ogni divergenza un terreno fertile è necessario abbandonare ogni pregiudizio e volontà di prevaricazione affermando il proprio punto di vista.
Solo dopo aver risposto ai bisogni emotivi e relazionali di riconoscimento dell’altro, si può esplorare il bisogno razionale e definire un obiettivo comune perseguibile con il coinvolgimento delle parti in gioco e portare l’attenzione sul contenuto della divergenza e sulla definizione di un obiettivo condiviso.
Riepilogando, questi sono i 5 passi per vivere il Conflitto come via per la Felicità:
- Riconoscere la dinamica conflittuale e stare in quella dinamica
- Accettare la dimensione emotiva che il conflitto porta con sé
- Desiderare l’interdipendenza con l’interlocutore conflittuale
- Esplorare e accettare il punto di vista dell’altro
- Elaborare un obiettivo comune che integri i bisogni delle parti in gioco