La voglia di tornare alla “normalità” è tanta. Non vediamo l’ora di lasciarci alle spalle alcuni aspetti di questo periodo, ma prima di farlo è opportuno fermarci un attimo e pensare in modo strategico a come potrà essere il “New Normal” del nostro lavoro.
“Con il termine New Normal ci si riferisce ad un insieme di comportamenti e abitudini appresi durante il periodo di crisi ai quali ci siamo adattati e che perdureranno anche quando la situazione sarà diversa da quella della crisi.”
Se l’entusiasmo, la libertà e la serenità pervaderanno le nostre vite, nella nostra quotidianità lavorativa permarranno moltissime delle consuetudini che abbiamo creato durante questo periodo di pandemia
Attraverso l’analisi e il confronto con colleghi e referenti aziendali abbiamo individuato 3 fattori chiave che accompagneranno le organizzazioni nel dopo-pandemia, ve li raccontiamo in sintesi.
Autonomia
Questi mesi di remote working dovrebbero aver disinnescato la tendenza al micromanagement di alcuni responsabili; ci auguriamo che sia avvenuta un’evoluzione dall’approccio “se ti vedo, lavori” ad un approccio “se mi fido, lavori anche meglio”.
Tuttavia ci stiamo rendendo conto che un ufficio ci vuole. Se è vero che lo smart working ha i suoi lati positivi (tra cui risparmio di tempo e di denaro, aumento della produttività) è vero anche che il lavoro in ufficio può avere un impatto positivo sulle relazioni e su benessere dei collaboratori.
Si parla oggi di hybrid workplace, ovvero un mix tra lavoro da casa e lavoro in ufficio.
Ma per mantenere quell’evoluzione basata sulla fiducia pensiamo sia opportuno lasciare ai collaboratori l’autonomia e la libertà di scelta nell’organizzare i propri spazi di lavoro. L’ufficio non è più il luogo dove devi andare per lavorare, ma diventerà il luogo in cui vuoi andare per incontrare i colleghi o per svolgere una specifica attività.
Ascolto
Per mantenere il coinvolgimento dei collaboratori e restare in contatto con le loro esigenze sarà necessario chiedere la loro opinione con più frequenza. Negli ultimi mesi si è registrato un aumento della somministrazione di analisi di clima per monitorare la percezione che i collaboratori hanno dell’azienda[1]. Il presupposto è quello che solo integrando percezioni e stati d’animo diffusi possiamo tracciare una rotta organizzativa che mantenga tutti a bordo e porti benessere per tutti.
Aggregazione
Il confronto, lo scambio di informazioni e la collaborazione, anche in digitale e a distanza, non sono quasi più un problema. La questione ora è quella del sentirsi parte, dell’aggregazione. L’idea è quella di ritrovare lo spazio per la “camaraderie” per le conversazioni tra persone, prima ancora che tra professionisti.
Per fare sì che questo avvenga alle aziende e ai loro manager non è più chiesto di creare i caffè virtuali o i momenti d’incontro istituzionali, ma – tornando all’autonomia – di creare un innesco e lasciare che le iniziative partano dalle persone e dalla loro capacità di creare connessione; occorre creare le condizioni perché le persone trovino i loro spazi di appartenenza, di dialogo e, perché no, anche di amichevole ironia.
[1] Fonte factorial.it/blog/new-normal